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Frazioni e località

Osteria Grande

Osteria Grande è il secondo centro, per importanza e per ampiezza, di Castel San Pietro Terme. Di questa località, dal punto di vista storico, si conosce ben poco, tranne che è stata teatro di una sanguinosa battaglia fra spagnoli, austriaci, francesi e piemontesi, nel 1732.
Nelle cronache si parla vagamente di una località nei pressi di Castel S. Pietro. Un anonimo cronista cita Osteria Grande per ricordare soltanto che il 1° agosto del 1742 le truppe di Ungheria si accamparono nel "prato del postone". Osteria Grande era anche stazione di sosta del "vaporino", il trenino, poi sostituito dal servizio autobus, che fiancheggiava la Via Emilia da Imola a Porta Mazzini, a Bologna, e viceversa.
Osteria Grande, nel bel mezzo del percorso, era la stazione dove i treni in andata e ritorno si incrociavano.
La chiesa di San Giorgio, realizzata lungo la via Emilia dal 1898 al 1903 su disegno di L. Gulli e per volontà del parroco don Casaroli, si presenta con tre navate ed una cupola.
La statua lignea del patrono San Giorgio è di A. Selleri; le due statuette di S. Antonio Abate e S. Vincenzo Ferreri possono essere attribuite allo Scandellari; di pregevole fattura è pure il piccolo gruppo della Pietà.
Il bel quadro del Crocifisso con la Madonna e la Maddalena ricorda la scuola del Franceschini. L'Annunciazione si può attribuire al Mastelletta.
Da sottolineare che a circa due chilometri da Osteria Grande, verso Varignana, lungo il torrente Quaderna, si trovava la vecchia chiesa di San Giorgio, con il vicino cimitero, della quale si hanno notizie già nel 1300, oggi adibita ad abitazione.
E' nativo di Osteria Grande lo scienziato Leone Pesci (1850-1917), chimico, professore universitario e Rettore dell'Università di Bologna.
Osteria Grande vive oggi, da protagonista, alcuni aspetti dell'attività produttiva industriale e commerciale e ciò ha portato ad un profondo rinnovamento della popolazione residente e del modo stesso di vivere.
Osteria Grande è dotata anche di qualificati servizi comunali, tra cui una attrezzata zona sportiva e di verde attrezzato, scuole (dal nido alle elementari), oltre ad un centro civico realizzato nel 1999 all'interno del quale trova spazio l'Ufficio Anagrafico, l'Ufficio della Polizia Municipale con il Vigile di Quartiere, l'Ufficio dell'Amministrazione Comunale all'interno del quale il Sindaco e gli Assessori ricevono il pubblico il sabato mattina, la sede della Consulta Territoriale, il Centro Giovanile, la Biblioteca Comunale, alcune associazioni di volontariato, oltre ad un'ampia sala pubblica per riunioni.
Accessibilità: Osteria Grande si trova a sette chilometri da Castel San Pietro Terme, sulla Strada Statale via Emilia in direzione di Bologna.


Varignana

Questa località, situata sopra un colle, ad una altezza di 194 metri s. l. m. dista circa tre chilometri dalla Via Emilia, e circa nove chilometri dal capoluogo.
E' sicuramente preesistente alla nascita di Castel San Pietro e viene già citata in documenti della città di Bologna nel 1136.
Nel maggio 1297 il suo castello fu preso da Maghinardo da Susinana, alleato dei ferraresi, nel 1350 da Astorgio di Durafort, Conte di Romagna, nel 1360 da Bernabò Visconti, a cui fu tolto il 28 settembre da Galeotto e Malesta.
Tornata in mano ai Visconti, Varignana fu ancora ripresa dal Card. Albornoz. Non riuscirono ad espugnare Varignana gli inglesi assoldati dal Papa nel 1376, ma riuscirono a conquistarla Alberico da Barbiano nel giugno 1401, le truppe pontificie nel 1428, il Duca Valentino nel 1501, le truppe di Papa Giulio II nel 1506.
Varignana vanta un clima salubre e ventilato, oggi come un tempo, tanto che l'anti Papa Giovanni XXIII, fuggito da Bologna dove infuriava la peste, divise il suo soggiorno per due mesi, nell'autunno del 1410 fra Castel S. Pietro e Varignana.
Dalle colline attorno a Varignana per secoli fu ricavato materiale per costruzione derivato dal consolidamento delle sabbie plioceniche largamente utilizzato nelle costruzioni delle case bolognesi.
Ricordiamo infine che la guerra mondiale ridusse ad un cumulo di macerie questa località, che però fu presto ricostruita dagli abitanti locali, ad eccezione del campanile che sorgeva di fianco alla chiesa di San Lorenzo.
Nell'anno 1300 dentro il castello (del quale restano pochissimi reperti ed una grossa torre) erano citate due chiese: quella di S. Lorenzo (l'attuale chiesa parrocchiale) e quella di S. Maria, detta ora di S. Giuseppe.
La prima coi secoli era stata trasformata e nel 1925 era stata dotata di campanile: dopo le rovine della guerra è stata riportata al bel romanico originale, a tre navate (1958), senza però il campanile ed il bel portico antistante.
Sotto l'altare maggiore presenta una suggestiva cripta, recentemente restaurata, che si può far risalire al sec. IX, e che ha interessanti capitelli, realizzati probabilmente con materiali di recupero provenienti dalle rovine della vicina città di Claterna.
Delle opere d'arte della vecchia chiesa è stata salvata la porticina tabernacolo con un Cristo del Calvart.
Nella chiesa di San Lorenzo è conservata una statua della Madonna col Bambino, che ricorda la scuola di Jacopo Della Quercia, che si trovava nell'altra chiesa di S. Maria e di S. Giuseppe.
Di notevole interesse sono anche alcune ville private che si trovano nei dintorni di Varignana: a sud si trova una grande villa con 4 torri, che fu eretta nel 1600 dai Bargellini, mentre oltre il torrente Quaderna, a ponente, c'è la Villa Ruggi, che fu abitata dal famoso scenografo Lorenzo Ruggi (1802-77) e dal figlio, l'insigne chirurgo Giuseppe (1844-1925).
Infine ad un chilometro a nord c'è la Villa Legnani, ora della famiglia del Marchese Camillo Malvezzi Campeggi.
Varignana ebbe molti figli illustri, tra essi Bartolomeo da Varignana, medico e studioso universitario tra la fine del 1200 e l'inizio del 1300, Matteo e Pietro, suoi nipoti, anch'essi studiosi e medici, (fine 1300). Pietro è sepolto nel chiostro di S. Giacomo di Bologna con l'iscrizione che parla di Varignana quale "medicorum semper alumna".
Da ricordare anche Domenico de Jani (1529), al quale è dedicata la piazza principale del paese, scultore e architetto, del quale ricordiamo il bassorilievo del Transito della Madonna nell'esterno della S. Casa Di Loreto e un progetto per la facciata di S. Petronio, dove è sepolto.
Accessibilità: Da Castel San Pietro Terme si percorre la Strada Statale Via Emilia in direzione di Bologna. Poco prima di Osteria Grande, seguendo le indicazioni stradali, si svolta verso la collina e si percorre via Villalunga per circa 3 km. fino a raggiungere la frazione.


Poggio

Di questa località, a 47 metri s. l. m. e a cinque chilometri a nord del capoluogo, si hanno notizie per la prima volta nel 1207.
Nella stessa zona, a circa due chilometri a nord est, nei pressi della via S. Carlo, si trova ancora un fondo chiamato Triforce, sul quale pare sorgesse un castello, anch'esso citato già nel 1207.
Nel 1310 fu preso da Rodolfino Soldadieri e da altri banditi, che furono però snidati dai bolognesi, capitanati da Biancolino Zovenzoni e passati per le armi sul luogo stesso.
Per ben tre volte (1416, 1732 e 1788) i poggesi, forse sobillati dai marchesi De' Buoi, cercarono invano di rendersi indipendenti da Castel San Pietro.
Uno dei motivi che addussero nel 1792 riguardava i pesanti tributi che gli abitanti di Poggio dovevano versare ai castellani, tra cui il pagamento della manutenzione dell'orologio della piazza del capoluogo, che a Poggio neppure sentivano e vedevano…
Per quanto riguarda i luoghi di culto, nell'anno 1300 a Poggio erano presenti tre chiese: l'attuale di S. Biagio, S. Stefano di Triforce e S. Giovanni di Triforce; la prima, probabilmente nel 1407, assorbì le altre due. La chiesa di S. Biagio fu sotto il plebato di Medicina fino al 1581, quando passò a quello di Castel S. Pietro: la chiesa fu rifatta nel 1573 e nel 1775.
Sull'altare maggiore è raffigurato lo Sposalizio della Madonna fra i Santi Biagio e Carlo del Cavedoni; sul primo altare a destra dell'entrata si può ammirare il quadro coi Santi Donino, Isidoro e Rocco, realizzato da F. Caroli; su quello di fronte I Misteri del Rosario sono di A. Magnoni, mentre la statua della Madonna del Rosario è dello Scandellari ed è di pregevole esecuzione anche il quadretto con S. Anna e i Santi Emidio e Petronio; sul secondo altare a sinistra si trova un quadro dello stesso Magnoni raffigurante S. Lucia e i Santi Antonio Abate e Antonio di Padova.
La statua di S. Biagio e quella di S. Luigi sono dei faentini, mentre quella di S. Vincenzo Ferreri è di N. De Carli.
Il campanile risale al 1666.
A circa due chilometri da Poggio, sulla via San Carlo, a metà strada tra Castel San Pietro Terme e Medicina, si trova il Santuario della Madonna di Poggio.
In questo luogo il 22 febbraio 1550 la Madonna apparve ad una certa Antonia Bedini, povera ed indigente, ma fedelissima all'Immacolata, facendole poi trovare in casa il pane per gli ultimi nove mesi della sua vita.
Il fatto e le grazie che la popolazione locale ottenne dalla Madonna, portarono alla realizzazione tra gli anni 1551-56 il santuario, che fu internamente trasformato nel 1755, ristrutturato ed affrescato nel 1927 da C. Baldi, su commissione del rettore del santuario Don Enrico Morara.
E' questa una bellissima Madonna con Bambino, fra i santi Francesco d'Assisi e Girolamo, che si può attribuire ai Francia.
Il santuario, scampato miracolosamente all'ultima guerra mondiale, che ne distrusse le immediate adiacenze, fu successivamente risistemato, con la realizzazione del chiostro a lato della chiesa e di un porticato davanti al santuario.
Al proprio interno ha un interessante quadretto sull'apparizione della Madonna e un quadro con la Madonna, il Bambino e i Santi Lorenzo e Giuliana de' Banzi del Calvart.
Nel 1568 la Sacra Immagine fu portata per la prima volta a Castel S. Pietro per le Rogazioni, come si usa ancora oggi, non senza destare qualche controversia con i medicinesi, appianata solamente con l'intervento dell'allora Vescovo bolognese.
Nella zona di Poggio si trovano tre interessanti ville, tra le quali la più imponente è certamente la Villa de' Buoi, eretta nel sec. XVII dal marchese Vitale De' Buoi e restaurata recentemente dall'attuale proprietario.
Poggio diede i natali nel 1882 il card. Marcello Mimmi, morto a Roma nel 1961 e sepolto a Magliano Sabina. Era stato eletto vescovo di Crema (1930), arcivescovo di Bari nel 1933, arcivescovo di Napoli nel 1952, cardinale nel 1953, segretario della Sacra Congregazione Concistoriale nel 1957.
L'affetto che ebbe il card. Mimmi per la terra natale fu sempre notevole e traspare anche da un suo importante scritto, apparso in un numero unico edito nel 1950, in occasione del IV Centenario dell'apparizione della Madonna a Poggio e riportato nel profilo biografico del porporato, pubblicato da L. Bergonzoni.
Accessibilità: Dal capoluogo si percorre la Strada Provinciale via San Carlo in direzione del casello autostradale. Seguendo le indicazioni, si percorre via Poggio e si giunge agevolmente alla frazione di Poggio.


Vedriano

Questa località si trova in zona collinare, ad una altezza di 454 metri s.l.m., a nove chilometri a sud ovest del capoluogo, lungo la strada che da Castel San Pietro Terme conduce a Montecalderaro.
A Vedriano sorgeva un castello che fu danneggiato in maniera considerevole nella guerra tra i ferraresi e loro alleati contro Bologna nel 1296; altri danni furono arrecati dagli inglesi assoldati dal Papa nel 1376 e da Braccio da Montone nel 1420.
La sua chiesa, dedicata a S. Andrea, situata su una collinetta ad alcune centinaia di metri dalla strada, venne citata già nell'anno 1300 e la sua ultima ricostruzione fu eseguita dal parroco Presi (1796-1813), mentre l'interno pare fosse ultimato nel 1825.
La chiesa fu oggetto di notevoli restauri poco prima dell'ultima guerra mondiale, i cui bombardamenti la rasero al suolo.
Nella chiesa, davanti alla quale era presente un ampio prato, era conservato un bel quadro con la Madonna e i Santi Antonio Abate, Nicolò da Bari, Sebastiano e Rocco, che fu riconosciuto della scuola dei Passerotti, un cui componente (Francesco) fu parroco a Vedriano dal 1626 al 1660.
Negli anni 1955-56 la chiesa fu ricostruita, col campanile, su disegno di P. Bolognesi, in zona adiacente la strada che porta a Montecalderaro.
Accessibilità: Dal capoluogo si percorre via Tanari in direzione Montecalderaro. La strada ha caratteristiche collinari e porta progressivamente a Liano, Vedriano e Montecalderaro.


Liano

Questa località collinare si trova a 258 metri s.l.m. e a cinque chilometri a sud ovest del capoluogo.
Liano viene già citato in antichi scritti dell'anno 811, con il suo castello sopra il colle, vicino alla chiesa.
Di questo castello e della borgata si sa che nella guerra tra i farraresi ed i loro alleati contro Bologna nel 1296 riportarono gravi danni.
Inoltre, l'Oleggio, signore di Bologna dal 1355 al 1360, uccise i capi lianesi Schiavo e Gulino con il sospetto di tradimento.
Nel 1388 gli abitanti di Liano fortificarono il loro castello e vollero rendersi indipendenti da Castel San Pietro.
Nel 1405 Liano fu assegnato ad Alberico da Barbiano e nel 1420 fu di Braccio da Montone; dal 1513 al 1566 fu feudo dei Gozzadini di Bologna.
Negli anni 1300 e 1366 venne citata la chiesa di S. Maria e nel 1378 venne ricordata anche quella di S. Mamante.
Nell'anno 1544 i due titoli furono uniti, e infine prevalse quello di S. Mamante, patrono della località, giunto fino a noi.
La bella chiesa attuale con cupola e campanile che si stagliano nel verde delle campagne circostanti, visibile a chilometri di distanza, fu eretta alla fine del 1700. Barbaramente rovinata dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, fu ricostruita con le stesse caratteristiche precedenti per volontà dei cittadini e del parroco che ancora oggi, dopo oltre mezzo secolo, regge la parrocchia.
Delle immagini sacre fu salvata solo la statua di S. Mamante, realizzata probabilmente alla scuola dei Piò.
Di fronte alla chiesa sorgeva una villa con un bel parco e laghetto, che fu della famiglia Conti e poi dei marchesi Tanari, l'ultimo dei quali, Giuseppe (1852-1933) ricoprì anche la carica di Vice Presidente del Senato.
La villa, donata al Comune per volontà del marchese Tanari, fu utilizzata come scuola e attualmente è stata destinata ad attività socio-assistenziali.
Liano dette i natali anche ad altri due cittadini illustri: Matteo Pellegrini (1652), laureatosi in filosofia e teologia, che ricoprì varie cariche fino ad essere nominato bibliotecario dell'Università Vaticana di Roma, dove morì dopo aver pubblicato alcune opere; Suor Crocifissa Montebugnoli (1801-78), che fu per molti anni Abbadessa fra le Agostiniane di Forlimpopoli.
Accessibilità: Dal capoluogo si percorre via Tanari in direzione Montecalderaro. La strada ha caratteristiche collinari e porta progressivamente a Liano, Vedriano e Montecalderaro.


Gaiana

Questa località si trova a nove chilometri a nord del capoluogo ed è attraversata dall'omonimo torrente, che nasce nei pressi di Montecalderaro.
La frazione, che sorge in una fertile zona agricola, era caratterizzata da una torre, attualmente ridotta a causa di un incendio di qualche decina d'anni fa, eretta nel 1573 da suore della famiglia Legnani a ricordo della nobiltà degli avi
Poco oltre la torre sorge la chiesa dedicata a S. Antonio Abate, edificata nel 1578 e ristrutturata nel 1831 su disegno di F. Gibelli. Nel 1913 divenne sede parrocchiale, negli anni 1938-40 fu ampliata e nel 1952 fu dotata di campanile su progetto dell'Ing. G. Coccolini.
Gaiana fu coinvolta pesantemente nelle vicende della seconda guerra mondiale, con aspri combattimenti, soprattutto nei giorni antecedenti la Liberazione, durante i quali fu rovinata anche la chiesa e andò perduto il quadro dell'altare maggiore con la Madonna e i Santi Antonio Abate, Domenico e Caterina coi Misteri attorno, quadro che era stato attribuito alla scuola dei Carracci: è stato sostituito da un S. Antonio Abate di G. Natali.
A pochi chilometri da Gaiana si trova la piccola borgata di San Giovanni dei Boschi con l'omonmima chiesa, già citata nel 1309, al cui interno si trovava un bel quadro col Battesimo di Cristo, scomparso anch'esso durate la seconda guerra mondiale.


Frassineto (Molino Nuovo)

Questa località si trova a circa nove chilometri da Castel San Pietro Terme, lungo la vallata del Sillaro e pare esistesse ancor prima dell'anno Mille.
Il suo nome deriva probabilmente da un ampio e folto bosco di frassini che caratterizzava la zona, dove si trovava un castello realizzato su una collina a 470 metri s.l.m.
In un documento storico della città di Bologna, risulta che nel 1176 questo castello fu aggiudicato al Comune di Bologna dal giudice delegato Nicolò Placito.
Nel 1223, come per altri castelli della zona, Frassineto venne incluso tra quelli dipendenti dal quartiere di Porta Ravegnana.
Secondo lo storico Calindri, i conti di Frassineto cominciarono ad esistere solamente nel secolo XIV, mentre in precedenza il borgo era assoggettato al senato bolognese.
Questo castello avrebbe resistito ai ferraresi e ai loro alleati nel 1296, nel 1297 fu ulteriormente fortificato e dotato di altri soldati, mentre pochi anni dopo gli abitanti furono sgravati di tasse a causa della loro indigenza.
Fu preso da Giacomo Caldora, generale dell'esercito pontificio nel 1428 e dalle truppe di Giulio II nel 1506, con conseguente feroce saccheggio.
Numerosi furono i personaggi che ebbero origine da questo luogo.
Tra questi le cronache ricordano Princivalle e Franceschino Conti di Frassineto, ambasciatori del Comune di Bologna, Nicolino da Frassineto professore di notariato nel 1284.
Nella zona, nell'anno 1300 c'erano due parrocchie: S. Bartolomeo dentro il castello e S. Andrea di Galegata, a due chilometri a sud, che si fuse con la prima nella seconda metà del 1500.
Frassineto, coinvolto anch'egli nella seconda guerra mondiale nella famosa Linea Gotica, riportò gravi distruzioni.
Nel 1922 venne realizzata più a valle la nuova chiesa di Bartolomeo, su disegno di L. Gulli
Il nuovo insediamento abitativo fu chiamato "Molino Nuovo" e fu realizzato lungo la strada provinciale via Viara, che corre a fianco del torrente Sillaro, a circa una decina di chilometri da Castel San Pietro Terme.
Accessibilità: Dal capoluogo percorrere via Viara, che si snoda lungo la vallata del Sillaro in direzione della Toscana. Dopo circa 9 km. si giunge nella località di Molino Nuovo.


Gallo

Si tratta di una località prevalentemente agricola, costituita da alcuni edifici residenziali e da una chiesa, posta sulla Via Emilia, a quattro chilometri da Castel San Pietro Terme. Trae forse il suo nome da un'insegna di osteria, ubicata nel vecchio edificio che caratterizzava la borgata. Per quanto riguarda la chiesa, il luogo dipendeva da Casalecchio dei Conti, che si trova ad una distanza di circa tre chilometri. Il marchese Piriteo Malvezzi (1734-1806) eresse a Gallo, nella seconda metà del 1700, un oratorio dedicato ai Santi Re Magi, che nell'anno 1900 fu sostituito dalla chiesa attuale, costruita su disegno di L. Gulli, divenuta nel 1924 sede parrocchiale. Sulla zona e sulla chiesa di Gallo si abbattè, devastando ogni cosa, la seconda guerra mondiale nel suo periodo conclusivo. Anche in questo caso la ricostruzione coinvolse tutta la popolazione, mentre per la chiesa il parroco Padre Bonaventura da Faenza fu il principale artefice del restauro di quanto danneggiato. Il campanile fu realizzato nel 1956 su disegno di P. Bolognesi. Il pilastro con la Madonna vicino alla chiesa ha sculture di Cleto Tomba e fu ideato per il suo giardino nel viale delle Terme a Castel S. Pietro dal Cav. Ciro Galvani (1867-1956). Quasi di fronte alla chiesa sorgeva prima degli eventi bellici, la grande Villa Codronchi, eretta su disegno di T. Azzolini nel 1880 dal Conte Giovanni Codronchi (1841-1907), illustre personaggio politico, sindaco di Castel San Pietro, la cui figlia Eugenia (1865-1934), fu illustre scrittrice sotto lo pseudonimo di "Sfinge" e qui visse e morì. Procedendo verso Castel San Pietro lungo la via Emilia troviamo il ponte sul torrente Gaiana, anche detto "Ponte del Diavolo" (da una nota leggenda che attribuisce questo nome a svariati manufatti simili in tutta Europa). Fino al sopraggiungere degli eventi bellici, il manufatto, come testimoniano alcune immagini fotografiche e rilievi documentari, era ancora quello eretto dai romani, bombardato e distrutto per scellerate scelte strategiche. In questa zona antichi scritti del 1300 indicano la presenza di un "ospitale" e della chiesa di S. Marco per pellegrini. Nella zona, sempre durante la guerra, fu distrutto "Il Conventino" con una chiesa ed un chiostro eretti dal giureconsulto Pace dei Paci e affidato ai Conventuali, che rimasero fino al 1798: un'iscrizione parlava del fondatore e un'altra diceva che lì aveva soggiornato nel 1232 il B. Bernardo da Quintavalle, uno dei compagni di S. Francesco. Lungo la via Emilia fu eretto nel 1817 un altro oratorio per ricordare l'"ospitale" e la chiesa di S. Giovanni Battista della Magione, che erano stati eretti dai cavalieri gerosolimitani. Questo "ospitale" venne citato già nel 1154 e la zona circostante, col nome di Borgonovo, probabilmente dal 1186 al 1296, fu una fortificazione di difesa contro i romagnoli. Infine va ricordato l'Oratorio della Pollicina, che fu inaugurato nel 1667 e fu della famiglia di Papa Lambertini (1675-1756).
Accessibilità: Dal capoluogo percorrere la Strada Statale via Emilia per quattro chilometri in direzione di Bologna.


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Pubblicato nell'aprile del 2015
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